Fortuna vuole (e non me ne vogliano, lo dico col cuore, gli amici che non sono riuscita ancora a visitare) che grazie a quello strano lavoro - ma per carità, solo a scriverne così mi vien la pelle d'oca: come lo spiego io quell'intreccio di emozioni, visioni, speranze, desiderio di condivisione che anima il mio "stare al Cernia"? Vabè, in attesa che un neologismo mi venga in soccorso, per intenderci lo chiamerò così ma sappiate che rabbrividisco di disagio - insomma, dicevo grazie a quello strano lavoro che svolgo in quell'atrettanto "strano luogo" che voi tutti sapete, ho la fortuna di incontrare veramente molte persone e di intrattenere con una buona parte di esse scambi "di una certa intensità".
Per farla breve: di inviti nelle case di mezza Europa ne ricevo molti ma alla fine sono più pigra (e riservata) di quanto, ahimè, queste righe scomposte facciano presupporre... per cui finisce che gli inverni volano in un lampo e che io non abbia mai avuto modo di godere della generosa ospitalità dei miei amici cerniofili. Mentalmente pigra per natura (probabilmente perché, a trascorrere quasi
tutto l'anno a organizzare viaggi e/o permanenze altrui, alla fine mi
rimane poco "slancio" per me stessa) fatico a ritagliarmi spazi "francesca dedicati" ma quest'anno, forte di una serie
infinita e initerrotta di piccole (grandi, grandissime per me, sia ben chiaro) scoperte
e conquiste, mi sono decisa: vado a trovare Claudia a Torino.
"Dagli ampi corsi alberati che ritagliano rettilinei
la città, voluti
dai Savoia sul modello dei boulevard
parigini per il timore di eventuali
rivoluzioni e
relative barricate, si ammirano il verde
della collina e
le cime innevate
delle Alpi. Nelle piazze e nelle vie del centro,
invece,
trionfano il Barocco, il Liberty e il Neoclassico.
Sublimi le
follie dell'Antonelli.(...)
Dopo i recenti interventi
di restauro
che hanno restituito al centro storico i suoi
colori
originari, già mortificati qui come
altrove dall'incuria e dallo smog,
la città sta recuperando
le tinte solari amate da Nietszsche, e da
questi
cantate nella lettera all'amico Peter Gast "
Da "Torino è casa mia" di G. Culicchia
Della sua città sapevo che era bella ma non l'avevo mai vista ed è stata
la sorpresa, l'emozione, la meraviglia a travolgermi quando mi sono
trovata di fronte al fascino maestoso delle sue piazze, all'atmosfera
sottilmente nostalgica che avvolge i vecchi caffé (ho avuto la fortuna
di entrare nel bellissimo Bicerin, primo caffé ad aprire nel
1763 in città e a vantare tra i suoi prestigiosi avventori Cavour) e al
respiro decisamente europeo di una città elegante ma allo stesso tempo
sobria, composta, piena di dignità e garbo.
Meravigliosa Signora torinese al Bicerin |
Ad ogni angolo ho trovato motivo di stupore e gioia: dalle luci d'artista (installazioni luminose d'artista, appunto, che ogni anno sotto Natale ravvivano e impreziosiscono - anche di contenuti - la città... lontane, è il caso di dirlo, anni luce dalle banali luminare cittadine)
ai meravigliosi ristorantini che profumano di brasato e spezie in cui ci si può fermare a mangiare accolti in piccoli e discreti salottini che ricordano il calore e la genuinità delle case che si aprono con generosità all'ospite,
passando per il circolo dei lettori, vero templio di ispirazione e poesia per una "affamata di idee e di emozioni" che cerca sempre un ingrediente nuovo per servire la propria ricetta d'amore.
La sorpresa indiscussa, al di là del monumentale e imperdibile Museo Egizio, l'hanno offerta due musei (che non a caso ho scoperto essere stati allestiti dalla medesima mente illuminata): quello dell'auto e quello del vino a Barolo.
Più che musei direi che si tratti anche in questo caso di esperienze (in alcuni momenti decisamente interattive) che mescolano ingredienti ad "alto tasso emotivo" quali ricordi, musica, poesia, storia del costume e delle tradizioni locali.
Il risultato finale è che una bambina di 10 anni ne esce con il sorriso sulle labbra e gli occhi luminosi, per nulla "inbarbosita" dalla visita ma anzi arricchita, incentivata, ispirata, mentre sua madre ne esce piena di stimoli e di sano orgoglio per una nazione che nei secoli ha saputo distinguersi con le proprie eccellenze e che inspiegabilmente vive un periodo di "depressione" (culturale prima ancora d'altro, direi) e che altrettanto inspiegabilmente non valorizza il proprio patrimonio come meriterebbe.
Dico questo (anche) perché mi sono sorpresa a scoprire che Torino non ha una pronunciata tradizione di accoglienza turistica (se si esclude quella congressuale) quando ha in sé tutti gli ingredienti per deliziare, ammaliare, divertire, incuriosire, far giocare e interessare una mamma e al contempo una bambina. Credo che questa "mancanza" la dica lunga in realtà sul lungo cammino che abbiamo ancora da fare per capire (e amare, valorizzare, promuovere e incentivare) i nostri talenti, le nostre meravigliose unicità, la ricchezza straordinaria che il nostro patrimonio culturale (inteso non solo in campo artistico) ha da offrire.
Se, come mi ha suggerito la visita odierna, è nel buio più profondo che che tutto comincia e che solo rare luci indicano la via... auspico davvero che si sia vicini al giorno in cui anche noi, come il vino, riusciremo ad offrirci, in tutto il nostro splendore ai degustatori del mondo.....
Ah, dimenticavo... va da sè che alla fine della giornata......................
Tu sei brava, devi solo fare un corso di "centratura immagini" ma è questione di stropicciature, nun te sta' a preoccupa'. Un bacio dalla Maremma. Se passi di qua...
RispondiEliminaTu sei un'emozione in carne ed ossa!
RispondiEliminaRoby hai detto bene... sono stropicciata anche nella centratura: sono una a-centrata di natura :)
RispondiElimina"unknown"... ma che belle parole... chi sei? eddai... batti un colpo, hai scritto una cosa bellissima :)
Non so perché e' venuto scritto 'unknow' ...son io Antonella Firenze!
RispondiEliminaANTO!! Ma sei proprio uno splendore :) in questi giorni passo in città, tu ci sei in albergo? magari scrivimi su fb baci
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